FRA MILLE FRAGILI DUBBI E POCHE FORTI CERTEZZE

L’avventura del Napoli Soccer 2005-2006 è ufficialmente partita. Il secondo anno di vita della società nata dalle ceneri della SSC Napoli parte come il primo nella forma, non nella sostanza. Senza una squadra ancora definita, scatta un ritiro senza volti nuovi. Difficoltà legate all’incertezza e ai fragili dubbi di tanti calciatori che non se la sono sentita di accettare "il progetto", quasi che questo fosse a scatola chiusa e non vincente apriori. Qualcuno ha preferito un’incerta serie A ad una società che non sa ancora che campionato si troverà a disputare, ma che garantisce ai propri dipendenti il puntuale pagamento degli stipendi.E’ forse poco? Forse sì, probabilmente no. La coerenza è però merce rara, e in un coro unanime di corridori disposti a giocare a Napoli alla mercé dei taccuini, uno solo ha staccato la concorrenza: Gennaro Iezzo. Neanche rinunciare alla A è poco, questo sì. Chapeau.

Una delle certezze, fra i tanti dubbi che affliggono i tifosi del Napoli, è proprio quello di poter contare su una società solida. Il gioco delle parti, rispetto alla scorsa stagione, è ben diverso: allora il popolo preferì schierarsi con un avventuroso Masaniello che ha provocato bagni di sangue in città più tranquille e meno ambiziose. Stavolta il condottiero e quotato, ed alle telerisse preferisce il silenzio. Una strategia intelligente, se non altro perché al gioco delle tre carte, questi preferisce tenere riservati i suoi numerosi assi.

Sei avvocati ed altrettanti commercialisti garantiscono per il Napoli. Un’altra certezza nella battaglia, che sta per infuriare e che non vede al fronte un nemico così potente. La Federcalcio non conosce i regolamenti che ha scritto, e si affida a Commissioni di Vigilanza che sorprendono tutti per le loro decisioni improbabili. Quasi come se tutti i presidenti, di punto in bianco, fossero riusciti a carpire il segreto della pietra filosofale che li ha resi ricchi quanto chi ha scritto l’ultimo Harry Potter. Probabilmente neanche quella somma sarebbe bastata per riempire una voragine di centinaia di milioni di debiti, quegli stessi che logica vuole non possono essere spariti.

Napoli non chiede nulla, e infatti i tifosi non bruciano cassonetti né sono aizzati da ministri e politici con la sciarpetta al collo che con alcune dichiarazioni invocano i contribuenti ad evadere il Fisco. Non bastasse la crisi italiana, ci si mette anche il pallone. Napoli chiede soltanto un atto di coerenza, vorrebbe che anche gli altri si ispirassero ad una linea di antica sapienza celebrata da letteratura e filosofia. Ed il peso delle parole di chi ha assicurato il rispetto delle regole, seppur al netto non valga la tara, al lordo può essere determinante. La strategia del silenzio, contrassegno di stile e saggezza, si sposa con la fermezza in sede giuridica con la quale si è mosso, si sta muovendo e si muoverà il Napoli. Una strategia che potrebbe portare insospettabili impiegati e funzionari di stato a godere per un po’ di tempo del sole a scacchi.

La fiducia nel Napoli spinge Napoli a restare composta, laddove disordine e rivoluzioni rappresentano la miglior catarsi in piazze in cui il pallone è scoppiato all’improvviso. Un anno fa, Napoli è morta e risorta in un mese, ed è trapassata a nuova vita con stile. Quello stesso che avrebbe da insegnare a tutti quelli che godono di mille effimere certezze e di pochi ma pesanti dubbi.

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