GEMELLAGGIO? MA MI FACCIA IL PIACERE..

GEMELLAGGIO? MA MI FACCIA IL PIACERE.. src=

Il calcio italiano attraversa un momento di enorme crisi. Dovrebbe essere chiusa più della metà degli stadi italiani. La chiusura del San Paolo rappresenta una sorta di sfida lanciata contro un popolo che si sta adoperando in ogni modo per superare alcune difficoltà. Per anni gli sportivi partenopei hanno subito angherie, digerendole con dignità. La situazione diventa pesante quando ci si rende conto che a pagare è sempre l’anello più debole della catena. Allorché un evento si verifica nella nostra città, questo ha una risonanza molto maggiore rispetto ad altre parti d’Italia: una bottiglietta di plastica e uno striscione non avrebbero suscitato tanto clamore in un altro impianto dello Stivale. Abbandoniamo gli spiacevoli fatti di cronaca e analizziamo una realtà diversa dalle aspettative di tutto l’ambiente: quattro punti nelle ultime tre gare sono un magro bottino. Nelle prime sette partite di campionato gli azzurri dovevano mettere fieno nel pagliaio.

Il calendario era stato benevolo, contrapponendo al Napoli compagini alla sua portata. La prima gara, contro il Cagliari, ha rappresentato il primo ostacolo nella ritrovata serie A: nonostante il caloroso apporto del pubblico, gli azzurri hanno mancato l’appuntamento con la facile vittoria pronosticata alla vigilia. Un tonfo causato forse anche dall’inesperienza dei tanti esordienti in massima serie e dall’ingente numero di stranieri per la prima volta alle prese con il campionato italiano.  Tutta un’altra storia alla seconda gara: la sonante vittoria azzurra ad Udine dava nuova linfa vitale agli appassionati all’ombra del Vesuvio. Depauperare tale patrimonio con una nuova sconfitta in casa, per di più contro un modesto Genoa, è a dir poco da incoscienti. Immediatamente dopo lo svantaggio causato da un’autorete dello sfortunato Cannavaro, il Napoli si è adoperato per raggiungere il pari. Pareggio a cui i ragazzi di Reja sono pervenuti in maniera meritata, costringendo gli ospiti ad arroccarsi nella propria area. Sarebbe stato necessario un pizzico in più di prudenza: adesso staremmo parlando di un pari anziché di una sconfitta. Un Genoa che, dopo la rete del due a uno, tutto sembrava fuorché una squadra gemellata. Da notare come il napoletano Borriello istigava un Lavezzi esausto dal gran lavoro svolto per tutto l’arco della gara. La storia del gemellaggio mi rode, e non poco. La gioia e l’esultanza dei rossoblu sembrava quasi quasi intendere un pensiero del tipo “Ma cosa importa a noi del gemellaggio?”. I liguri hanno protestato non poco al momento dell’assegnazione del rigore. Un pareggio, a mio avviso, si sarebbe manifestato come il risultato più giusto. Di tutt’altro avviso era la comitiva di Gasperini: quest’ ultimo voleva vincere a tutti i costi, come dimostrano gli innesti degli attaccanti Papa Waigo e Sculli. Lo stesso faceva Reja, che, tuttavia, aveva l’attenuante di giocare in casa e, pertanto, di cercare di far sua l’intera posta. C’erano tutte le condizioni per accaparrarsi i tre punti, in particolar modo contro un avversario falcidiato dalle assenze. La gara di domenica era l’ultima prima del ciclo terribile di ottobre. Sabato il Napoli farà visita ai campioni d’Italia dell’Inter. Reja avrebbe potuto risparmiare alcuni calciatori non al massimo della condizione: su tutti Cupi, rientrato da un lunghissimo infortunio. Non sarebbe dispiaciuto l’utilizzo di Grava, Rullo e Dalla Bona. Sugli spalti non vi erano spettatori: tuttavia i tifosi da casa erano convinti del positivo esito della giornata, alla luce del gemellaggio tra le due formazioni. Se c’è una cosa che non tollero nello sport, questa è la divisione della posta in palio in virtù di amicizie pregresse. L’amicizia fuori dal campo può solo giovare al calcio, ma sul campo si è avversari. Non condivido neanche l’accoglienza festante da parte della città alla squadra del Genoa. Pareva quasi si trattasse della nazionale italiana impegnata in una gara al San Paolo. Vorrei proprio sapere quanti tra i  fautori del gemellaggio saranno contenti della sconfitta. Capitolo Calaiò. Il palermitano non riesce a carburare: soffre, eccome, l’impiego part-time di Reja. Ha dimostrato di non avere la capacità di entrare a partita in corso. Il giovane Garics, per quanto generoso, deve maturare: Grava, al momento, offre maggiori garanzie. Il risultato di domenica, ad ogni modo, è figlio di molteplici circostanze sfortunate. Speriamo di mantenere una posizione di classifica soddisfacente al termine del ciclo terribile. “Adda passa a nuttata”.

 

GEMELLAGGIO? MA MI FACCIA IL PIACERE…

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Il calcio italiano attraversa un momento di enorme crisi. Dovrebbe essere chiusa più della metà degli stadi italiani. La chiusura del San Paolo rappresenta una sorta di sfida lanciata contro un popolo che si sta adoperando in ogni modo per superare alcune difficoltà. Per anni gli sportivi partenopei hanno subito angherie, digerendole con dignità. La situazione diventa pesante quando ci si rende conto che a pagare è sempre l’anello più debole della catena. Allorché un evento si verifica nella nostra città, questo ha una risonanza molto maggiore rispetto ad altre parti d’Italia: una bottiglietta di plastica e uno striscione non avrebbero suscitato tanto clamore in un altro impianto dello Stivale. Abbandoniamo gli spiacevoli fatti di cronaca e analizziamo una realtà diversa dalle aspettative di tutto l’ambiente: quattro punti nelle ultime tre gare sono un magro bottino. Nelle prime sette partite di campionato gli azzurri dovevano mettere fieno nel pagliaio. Il calendario era stato benevolo, contrapponendo al Napoli compagini alla sua portata. La prima gara, contro il Cagliari, ha rappresentato il primo ostacolo nella ritrovata serie A: nonostante il caloroso apporto del pubblico, gli azzurri hanno mancato l’appuntamento con la facile vittoria pronosticata alla vigilia. Un tonfo causato forse anche dall’inesperienza dei tanti esordienti in massima serie e dall’ingente numero di stranieri per la prima volta alle prese con il campionato italiano.  Tutta un’altra storia alla seconda gara: la sonante vittoria azzurra ad Udine dava nuova linfa vitale agli appassionati all’ombra del Vesuvio. Depauperare tale patrimonio con una nuova sconfitta in casa, per di più contro un modesto Genoa, è a dir poco da incoscienti. Immediatamente dopo lo svantaggio causato da un’autorete dello sfortunato Cannavaro, il Napoli si è adoperato per raggiungere il pari. Pareggio a cui i ragazzi di Reja sono pervenuti in maniera meritata, costringendo gli ospiti ad arroccarsi nella propria area. Sarebbe stato necessario un pizzico in più di prudenza: adesso staremmo parlando di un pari anziché di una sconfitta. Un Genoa che, dopo la rete del due a uno, tutto sembrava fuorché una squadra gemellata. Da notare come il napoletano Borriello istigava un Lavezzi esausto dal gran lavoro svolto per tutto l’arco della gara. La storia del gemellaggio mi rode, e non poco. La gioia e l’esultanza dei rossoblu sembrava quasi quasi intendere un pensiero del tipo “Ma cosa importa a noi del gemellaggio?”.

I liguri hanno protestato non poco al momento dell’assegnazione del rigore. Un pareggio, a mio avviso, si sarebbe manifestato come il risultato più giusto. Di tutt’altro avviso era la comitiva di Gasperini: quest’ ultimo voleva vincere a tutti i costi, come dimostrano gli innesti degli attaccanti Papa Waigo e Sculli. Lo stesso faceva Reja, che, tuttavia, aveva l’attenuante di giocare in casa e, pertanto, di cercare di far sua l’intera posta. C’erano tutte le condizioni per accaparrarsi i tre punti, in particolar modo contro un avversario falcidiato dalle assenze. La gara di domenica era l’ultima prima del ciclo terribile di ottobre. Sabato il Napoli farà visita ai campioni d’Italia dell’Inter. Reja avrebbe potuto risparmiare alcuni calciatori non al massimo della condizione: su tutti Cupi, rientrato da un lunghissimo infortunio. Non sarebbe dispiaciuto l’utilizzo di Grava, Rullo e Dalla Bona. Sugli spalti non vi erano spettatori: tuttavia i tifosi da casa erano convinti del positivo esito della giornata, alla luce del gemellaggio tra le due formazioni. Se c’è una cosa che non tollero nello sport, questa è la divisione della posta in palio in virtù di amicizie pregresse. L’amicizia fuori dal campo può solo giovare al calcio, ma sul campo si è avversari. Non condivido neanche l’accoglienza festante da parte della città alla squadra del Genoa. Pareva quasi si trattasse della nazionale italiana impegnata in una gara al San Paolo. Vorrei proprio sapere quanti tra i  fautori del gemellaggio saranno contenti della sconfitta. Capitolo Calaiò. Il palermitano non riesce a carburare: soffre, eccome, l’impiego part-time di Reja. Ha dimostrato di non avere la capacità di entrare a partita in corso. Il giovane Garics, per quanto generoso, deve maturare: Grava, al momento, offre maggiori garanzie. Il risultato di domenica, ad ogni modo, è figlio di molteplici circostanze sfortunate. Speriamo di mantenere una posizione di classifica soddisfacente al termine del ciclo terribile. “Adda passa a nuttata”.

 

 

 

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