GIOVANNI VAVASSORI, LA "ROCCIA DI BERGAMO"

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Difensore arcigno e tenace, Giovanni Valvassori nato in provincia di Bergamo il 16 gennaio 1952, cresce nel fertilissimo vivaio dell’ Atalanta nella quale disputa un campionato di B ed uno di A, prima di approdare appena ventenne ( stagione ’72 –’73 ) nelle file del Napoli, dopo aver comunque già esordito in Nazionale con le maglie delle under 21 e 23. Atleta di buon ( a volte forse un po’ troppo ) temperamento riesce a disimpegnarsi agevolmente ( in un’ epoca votata sacralmente alla marcatura ad uomo ) sia nel ruolo di stopper che in quello di libero, diventando immediatamente titolare fisso dell’ ultimo Napoli di Chiappella. Purtroppo il destino gli tende ( in senso calcistico naturalmente ) un agguato quasi mortale il 3 marzo del 1974 durante Sampdoria – Napoli, a seguito di un fortuito quanto violento scontro con il centravanti blucerchiato Maraschi, proprio quando sembrava ormai imminente che le porte della Nazionale maggiore stessero per schiudergli davanti, alla vigilia della coppa del mondo di Germania ’74. Ci vorranno la bellezza di due anni, e di due interventi al ginocchio eseguiti dal " Barnard " del settore, Prof. Trillat in Francia, prima di rivederlo in campo nel corso della stagione 1975 –’76, nella quale contribuisce fattivamente alla conquista della coppa Italia a spese del Verona. Forse, non completamente convinto del suo pieno recupero, il Napoli al termine del 1976 –’77 lo ricede all’ Atalanta, nella quale fra B e C resta sino all’ ottobre del 1982. Per la verità, il suo ex – Capitano Iuliano, fece carte false per convincerlo a ritornare nell’ estate del 1980 ( a testimonianza della stima che godeva nell’ ambiente ), ma " Vava " a malincuore fu costretto ( causa motivi familiari ) a rinunciare al suo decondo ritorno in riva al golfo. Un’ altro campionato di A ed uno di B con la maglia rossoblu del Cagliari, e nel 1984 rieccolo a Napoli, per indossare la maglia biancorossa del Campania di Morra Greco in serie C/1. Prima di riturarsi, resta purtroppo intrappolato nel vortice del " calcioscommesse n. 2", e gli viene inflitta una pesante squalifica di tre anni e quattro mesi. Con un occhio sempre a Napoli ( sua moglie è nativa di Portici ) fa ritorno alla casa madre a Bergamo, e per diverse stagioni allena nel sempre florido settore giovanile atalantino, continuando a sfornare un campioncino dopo l’ altro. Finalmente salta sulla panchina della prima squadra per il campionato 1999 –’00 e vi resterà sino all’ inverno 2003, conquistando una promozione dalla B e disputando due annate ricche di soddisfazione nella massima serie. Essendo in gran parte la squadra composta da elementi del vivaio, " scolari " che ben conoscevano il loro primo maestro, la formazione orobica fu soprannominata quella del " Vava boys ".

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