GRAZIE AZZURRI ! IL CAPOL,AVORO DI MONTALI

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Stavolta non è come due anni fa, quando il ringraziamento agli azzurri era rivolto solo ed esclusivamente a quelli che indossavano la maglia della Nazionale di volley. Il "grazie" ora è anche per gli azzurri del Napoli che sembrano aver ingranato la marcia giusta. È ancora presto per dire che sarà una cavalcata solitaria ma in questo girone non vediamo quale compagine possa impensierire il collettivo di Reja per la conquista del primo posto finale.

Ma occupiamoci di pallavolo; 3-2 e punto decisivo conquistato al tie break su errore russo al servizio. Per l’Italia è il sesto titolo continentale, il secondo consecutivo per la truppa di Montali. Una vera e propria apoteosi quella del tecnico parmigiano, che già nel 2000 aveva infiammato il Palalottomatica portando a Roma il tricolore e la Coppa Cev. Domenica sera è finita con i giocatori con la medaglia al petto ed il pubblico in piedi a cantare a squarciagola l’inno di Mameli insieme ai quasi 5 milioni di spettatori davanti ai teleschermi, poi le congratulazioni di rito del Presidente Ciampi e Cisolla riconosciuto come miglior giocatore in assoluto del torneo.Ma è stata dura. Anche se la vittoria contro la Serbia aveva galvanizzato la squadra, continuavano ad aleggiare quegli spettri che ricordavano la sconfitta patita contro la stessa Russia nella fase eliminatoria. Forse saranno stati proprio questi fantasmi o forse, più romanticamente, la presenza delle famiglie in tribuna a trasmettere agli azzurri quella carica che è venuta fuori nel momento decisivo. Momento decisivo che è coinciso con l’inizio del quarto set, quando si era sul 2-1 per i russi. Come spesso succede nel volley quando due squadre più o meno si equivalgono, c’è l’inizio sparato di una seguito dal ritorno dell’altra; chissà cosa c’era nell’aria subito prima del set che poi ha spinto l’Italia alla vittoria. Tutto è cominciato da quel trionfo mondiale del ’90 scippato dai nostri agli strafavoriti cubani, dalla non contenuta gioia del telecronista Iacopo Volpi al salto di Gardini sulla postazione del primo arbitro. Agli ordini del santone argentino Julio Velasco vi era un gruppo di atleti tanto unito quanto scanzonato che faceva impazzire le ragazzine.

Ne è passata di acqua sotto i ponti; Andrea Zorzi ha occhialini e capelli legati a codino, Gardini ha capigliatura folta e riccia, Fefé De Giorgi allena, Capitan Lucchetta è testimonial di hamburger non tralasciando Lorenzo Bernardi lui ancora in attività. Si deve a loro se la pallavolo ha acquistato una dimensione nazionale che, nonostante altri più recenti successi, non è stato comunque facile mantenere. Questa è stata la prima mossa vincente di Montali; ripartire quasi da zero, convocare nomi sconosciuti e vedere poi gremito il Palazzetto. Quell’operazione simpatia, che chissà perché risulta così difficile alla Nazionale calcistica, qui è riuscita in pieno.

Forse la spiegazione sta nel fatto che la pallavolo, come gli altri sport minori, è immune da quella nevrosi che costantemente affligge il calcio; la quasi totale assenza di polemiche, la squadra amalgamata da uno spirito nazionale non comune ed i giocatori che mostrano di non risentire minimamente degli interessi preponderanti dei rispettivi club. Per vincere serve anche questo; non è solo una questione di muri e di schiacciate.

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