I nostri guerrieri azzurri: Di Lorenzo

Continua la nuova rubrica dedicata ai nostri guerrieri azzurri.

O Capitano mio Capitano. Giovanni Di Lorenzo è il simbolo di questo scudetto non solo perchè è il Capitano di questo Napoli ma soprattutto perchè rappresenta la categoria dei calciatori che, con fatica e merito, si è conquistato questo traguardo. La gavetta dalla serie D per arrivare solo a 26 anni in Serie A con l’Empoli e poi subito dopo un anno al Napoli, nel 2019. Era tutto già bello così ma Gianni, con grande dedizione e grande professionalità, si conquista gli onori della piazza partenopea dando sempre tutto per la maglia. Voleva la 2 al suo arrivo ma era occupata allora da Malcuit e allora scelse la numero 22. Il numero del “pazzo” nella cabala, ma lui di pazza ha solo la voglia di stupire perchè è il più tranquillo dei suoi e un modello per la squadra. Conquista la coppa Italia e poi si fregia di un titolo di Campione d’Europa con la Nazionale, conquistata proprio con le sue prestazioni con il Napoli.

Poi la scorsa estate lo step ulteriore: l’addio di Insigne gli apre le porte per essere lui il nuovo Capitano. Mario Rui e Zielinski, i veterani del gruppo azzurro, unici superstiti di quella che fu la squadra del record di punti di Sarri (e del tricolore scippato), non hanno dubbi: Di Lorenzo merita la fascia. Qualcuno degli addetti ai lavori storce il naso…ma avrà il carisma per essere Capitano a Napoli? Prima di lui terzini e difensori illustri con la maglia azzurra come Ferrara e Bruscolotti l’avevano indossata. Un peso che è diventato una piuma dopo un ritiro vissuto da leader e dopo le prime giornate di Campionato. Terzino destro ma anche mediano aggiunto, ala destra e stacco di testa da centravanti, come ad Amsterdam nella prima rete della stagione. Lui che da ragazzino giocava da nove e si ispirava a Batistuta. Non si è mai risparmiato ed è stato un punto di riferimento per la squadra e anche per Spalletti che ripiange ancora quell’assenza dell’anno precedente ad Aprile, nelle gare clou, che allontanarono gli azzurri dalla vetta lasciando spazio al Milan. Quest’anno, invece, Di Lorenzo, il Capitano coraggioso, è stato lo stakanovista della fascia destra azzurra. Alla fine ne disputerà 37 su 38 in campionato (unica saltata a Bologna dove ha riposato per scelta di Spalletti) e 10 su 10 in Champions condite da 5 reti totali, tutte importanti, di cui 3 in campionato e due nella massima competizione europea. Oltre alla già citata rete di Amsterdam, come non ricordare, sempre in Champions, quella realizzata a Francoforte dopo una combinazione da attaccante vero con Kvara. In campionato, invece, le sue tre reti sono state sempre decisive in momenti clou delle rispettive gare. La prima a Salerno, in una partita difficile sbloccata all’ultimo secondo del primo tempo. E poi le ultime due, nel finale di stagione. A Lecce da vero centravanti, in un momento in cui la squadra sembrava aver perso punti di riferimento per l’effetto Champions e il vortice di critiche ingiuste subite in quel momento, nonostante una stagione fantastica. La perla arriva, poi, contro l’Inter con un tiro all’incrocio da goleador di razza che fa esplodere il Maradona, corredata dalla corsa ad abbracciare il suo mentore, Luciano Spalletti, a cui resterà sempre legato per quanto gli ha dato.

La scena madre resterà certamente la sua salita in curva alla Dacia Arena di Udine dove consegna lo Scudetto cartonato con il 3 ai tifosi azzurri accorsi a festeggiare in terra friulana la matematica conquista di un tricolore. Microfono alla mano è lui l’anchorman azzurro nella festa scudetto e quella coppa alzata al cielo, con la fascia al braccio, come solo Diego prima di lui, lo porta nell’olimpo del calcio azzurro. E adesso si riparte da lui che da Capitano coraggioso, avrà il compito di tenere il gruppo al top unito con l’arrivo della nuova guida tecnica per nuove sfide e nuove vittorie.

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