IMPIANTI SPORTIVI, LA ZAVORRA DI NAPOLI

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Gli impianti sportivi rischiano di diventare una zavorra per lo sport napoletano. Certo, non è una novità, ma quando a rischiare grosso sono i grandi sport la cassa di risonanza è maggiore. Incuria, obsolescenza, difetto di manutenzione, di tutto di più. Ed ora che la Carpisa Napoli Basket ha fatto il suo accesso in Eurolega (la Coppa dei Campioni del calcio) quel vuoto del Palargento diventa sempre più ingombrante. Proprio il vecchio ed abbattuto Palargento può essere individuato come il simbolo del mai sufficiente interesse mostrato dalle Istituzioni verso l'impiantistica sportiva. Gli esempi positivi vengono dal tennis (coppa Davis organizzata due volte in provincia), dal beach soccer: quando si vuole si può ed anche in fretta.

La Carpisa rischia di dover rinunciare alla storica Eurolega perchè non ha un palazzetto dello sport degno di nota. La Euroleague Basketball ha regole chiare da rispettare in termini precisi se non perentori. Entro il 12 giugno (esistono anche altri termini per ulteriori aggiornamenti) la Carpisa dovrà fornire all'organizzazione internazionale tutti gli incartamenti che attestano la reale possibilità di prendere parte al grande circo internazionale. Tra questi incartamenti dovrà proporre anche quelli relativi ad un palazzetto ad opera d'arte. Palazzo che ad oggi non c'è. Il Palabarbuto contiene non più di 4mila spettatori, la E.B. ne chiede uno con almeno 5mila posti a sedere. E' questo l'ostacolo più duro da superare. Cosa si fa? La nuova amministrazione comunale -che avrà comunque i suoi tempi da osservare prima di cominciare ad operare- non può prescindere dall'analizzare come prioritario il caso-Carpisa. Carpisa che attende il Palargento da 8mila posti per Settembre 2007, ma che difficilmente sarà accontentata, visto che i lavori procedono al rallentatore per una variante al progetto iniziale. Occorrerà allora allargare il Palabarbuto, ma sarà possibile? E quanto tempo ci vorrà, visto che tra fine ottobre e novembre si parte? In attesa dei lavori, si individuano delle alternative temporanee: il Palamaggiò di Caserta, il Palacasoria e il Palavesuvio di Ponticelli. Bisogna farcela, non è possibile mandare in frantumi i sacrifici di una società che sta subendo già molteplici danni economici: ogni volta che la Carpisa gioca in casa sono almeno 2mila i tifosi che restano fuori dal palazzetto.

Se il Palargento è un problema storico dello sport cittadino, rischia di diventarlo anche il San Paolo. "Meglio costruire uno stadio nuovo che restaurare quello attuale", il messaggio del Napoli calcio, concessionario dell'impianto. Intanto, ci sono da realizzare -entro fine agosto- interventi all'esterno per adeguarlo alla normativa Pisanu contro la violenza negli stadi. Dopo le recinzioni di pre-filtraggio, occorre numerare tutti i posti, introdurre i tornelli all'ingresso con lettura ottica dei biglietti nominativi; predisporre ovunque telecamere a circuito chiuso. Ma all'interno il San Paolo è fatiscente, comune e società si sono accordati sugli interventi da suddividersi, ma bisogna fare in fretta per salvare il salvabile e l'idea di un nuovo stadio -che De Laurentiis chiede e al quale pensa concretamente- va studiata in parallelo e realizzata in una zona periferica. A prescindere dall'assegnazione degli Europei 2012 all'Italia.

Tanti gli interrogativi e i timori che i tempi per le risrutturazioni dell'impiantistica sportiva si allunghino. A danno dello sport e di chi in esso investe. Anche la 'Scandone' non è il massimo della vita, il Posillipo vorrebbe gestirla, problemi burocratici non aiutano a trovare una rapida soluzione. Ma il grande sport di Napoli non può più attendere. Per non parlare dei piccoli impianti che impediscono a migliaia di bambini di allenarsi sotto casa. Una svolta, in tal senso, è ormai obbligatoria.

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