JUVENTUS-NAPOLI 06/04/1975

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Mai il Napoli era arrivato così vicino allo scudetto. Il 6 aprile 1975 gli azzurri, guidati in panchina dal quel fantastico condottiero che risponde al nome di Luis Vinicio, marciarono verso Torino con due soli punti di distacco dalla sempiterna Juventus. La Domenica precedente i bianconeri rocambolescamente ( come in genere capitava in quegli anni ) avevano perso il Derby con il Torino per 3 -2, che l’ anno seguente conquisterà il titolo dopo un’ entusiasmante rincorsa nei confronti degli odiati " cugini ". Il Napoli invece, confermò la portentosa sequenza di vittorie sul campo amico ( alla fine saranno 13 su 15 ) sconfiggendo il Milan di Gustavo Giagnoni per 2 -0, detto " l’ allenatore col colbacco " per il suo vezzo di portare il classico copricapo russo. Cosicché, ora la Juve era finalmente a portata di mano, a sei giornate dal termine ( ricordiamo che la vittoria valeva due punti ), dopo che proprio all’ andata, Bettega e c. avevano inflitto una memorabile scoppola ad uno stremato Napoli, reduce dall’ infruttuoso tentativo di ribaltare lo 0 -2 subito in Cecoslovacchia contro il Banik Ostrava in Coppa Uefa al S. Paolo. Nonostante il forte handicap, Il Napoli riversò l’ anima su un campo reso impossibile dalla pioggia e dal fango, andando anche in vantaggio con Ferradini. Nel finale, però i cechi pareggiarono, e 4 giorni dopo la furba Juventus sfruttò al massimo i varchi lasciati aperti dalla difesa azzurra, che non applicò al meglio l’ abituale tattica del fuorigioco, che tanti frutti aveva dato e dette in quella stagione. Gli juventini, da implacabili cecchini quali erano, capitalizzarono al massimo le molli gambe dei partenopei, infliggendo alla " Vinicio Band " un mortificante ed assolutamente imprevisto passivo di sei reti contro due. Abbiamo parlato della tattica del fuorigioco attuata dal Napoli. Luis Vinicio, tecnico giovane sia di età che di mentalità, anticipò di una buona decina di anni Arrigo Sacchi ed il suo credo, impostando ( all’ epoca unico in Italia ) la difesa a zona, sul celebrato modello dell’ Olanda di Cruyff, vice- campione del mondo del 1974. Amava curare in particolar modo la preparazione fisica, giocatori come Clerici, Orlandini, Esposito, Braglia, lo stesso Iuliano raggiunsero in quella stagione picchi di rendimento forse mai più raggiunti. Dopo quella batosta, pur se a fatica, la truppa azzurra di riprese al meglio, non rinunciando mai ( anche quando i punti di svantaggio erano 5 ), alla possibilità d’ agganciare la " Vecchia Signora ". Forse, anche se non vincente, il Napoli di Vinicio nella storia è stato quello che più ha entusiasmato il pubblico del S. Paolo, anche rispetto a quello di Maradona, che, a parte la presenza di " ‘o mast’, aveva al suo attivo un numero ben maggiore di fuoriclasse. In un soleggiato pomeriggio torinese, al vecchio " Comunale ", davanti a spalti gremiti al limite della capienza, così le squadre scesero in campo : Juventus : Zoff, Gentile, Cuccureddu. Furino, Morini, Scirea. Damiani ( Altafini ) Causio, Anastasi, Capello, Bettega. Napoli : Carmignani, Bruscolotti, Pogliana. Burgnich, La Palma, Orlandini. Massa, Iuliano, Clerici, Esposito, Braglia. A questo punto, ci sembra doveroso ricordare anche la figura del tecnico bianconero Carlo Parola, rimasto famoso per la straordinaria capacità d’ effettuare la rovesciata, tanto che ancora oggi sulle figurine " Panini " c’è il disegno di quel gesto atletico così esemplarmente effettuato dall’ allora centromediano novarese di nascita e juventino di formazione calcistica. Accanito fumatore di " gauloises " è stato anche per un breve periodo, all’ inizio degli anni sessanta, tecnico degli azzurri. Oltre che in gran numero da Napoli, gli amanti del " ciuccio " calarono in massa anche dalla Germania, dalla Svizzera, dall’ Olanda, oltre che naturalmente dal nord Italia, tanto che, uno degli storici " mezzobusti " di 90° minuto, Beppe Barletti, così " attaccò " il servizio sul match : " Per la prima volta, gli striscioni e le bandiere bianconere sembravano in minoranza dinnanzi al dilagare di vessilli di colore azzurro ". Il Napoli partì bene, una secca girata di Clerici di poco terminò alta sulla traversa, ma al minuto numero diciannove implacabile, la Juve passò grazie ad una rete di Franco Causio, detto il " Barone " per la sua eleganza e " Brazil " per il suo estro, che un metro dentro l’ area, scarica d’ esterno destro un fendente che si insacca imparabilmente alla spalle di " Gedeone " Carmignani. Gli azzurri stentarono a rialzarsi, il sogno sembrava ancora una volta destinato a svanire, ma nell’ intervallo la prevedibile strigliata di Vinicio ebbe gli effetti sperati, ed al 59 ° ecco arrivare il meritato pareggio. " Peppeniello " Massa testardamente si infila dopo una lunga ed insistente serpentina fra le maglie della difesa juventina, finché, giunto in area, benché chiuso da 4 uomini, serve al centro dell’ area appena dietro il dischetto del rigore " Totonno " Iuliano, che, con una gran botta di collo esterno, fa picchiare il pallone sul palo di sostegno, dando così l’ illusione ottica di aver colpito il montante. Ma non è così, finalmente il popolo azzurro può urlare tutta la sua gioia, con tutta l’ intensità possibile il sogno tricolore torna a prendere forza. Galvanizzato, anche se un pareggio a Torino potrebbe anche star bene considerando gli incontri che mancano, gli uomini di Vinicio non si accontentano ; vogliono vincere. Ed è ancora l’ anima e il cuore degli azzurri, Capitan Iuliano a rendersi pericoloso. A dieci minuti dal termine servito da De Palma avanza ai 30 metri lasciando partire un’ autentica cannonata, che solo un portiere della classe di Zoff con un gran colpo di reni, poteva riuscire ad intercettare. Pazienza, resta comunque la soddisfazione di portare a casa un ottimo pareggio, ed invece no. A due minuti dalla fine ecco concretizzarsi la beffa, amara quanto inaspettata. Angolo battuto da Causio, uscita fasulletta di Carmignani che riesce solo a smanacciare il pallone, dal limite Cuccureddu spara una gran botta che colpisce il palo, ma purtroppo proprio lui, l’ adorato ex " Re di Napoli ", al secolo Josè Altafini, piazza la zampata vincente in mezzo ad un nugolo di gambe, firmando di fatto lo scudetto numero sedici. Il giorno dopo Romolo Acampora sul " Mattino " coniò per l’ ex idolo del S. Paolo l’ appellativo con il quale ancora oggi viene ricordato : " Josè, Core ‘n grat’ ". Antonio Girelli in una bellissima lettera a cuore aperto, scrisse : "Lei che conosce così bene la nostra città, con questo gol ha spento il Vesuvio, sommerso Posillipo, subissato Capri . L’ avevamo tanto amata caro Josè che ora non abbiamo più neanche la forza di odiarla ". Alla fine gli azzurri totalizzarono 41 punti, appena due in meno della squadra cara alla famiglia Agnelli. Fu un bel sogno interrotto bruscamente, bisognerà come quelli di una notte di mezza estate, ci vorranno la bellezza di altri dodici anni affinché, finalmente divenga realtà…

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