LA PAURA FA 90…MA NON IN CLASSIFICA!

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Napoli. Secondo in classifica, quarantanove punti in classifica, un solo punto in più di rispetto a sabato sera, un solo misero punto in più dopo il pari casalingo con il Vicenza.

Napoli punta alla promozione, al salto di categoria, ed è inevitabile a questo punto della stagione che non si pensi di guadagnare il pass diretto, senza passare per quei “tornelli” dei play-off; sarebbe anche logico, visto che gl’azzurri sono secondi già da un po’ di tempo, ma c’è qualcosa che non quadra comunque, c’è qualcosa che rende insoddisfatti un po’ tutti, addetti ai lavori e non. Ma cosa potrebbe mai annuvolare una squadra che da due anni a questa parte, viaggia sempre a ritmo serrato tra le prime posizioni? In verità, quando ci sono i risultati, il resto è niente, ma il problema vero è come arrivano questi risultati, quella metamorfosi continua del tecnico Goriziano che, se prima sembrava una dote innaturale, adesso comincia anche un po’ a preoccupare.

Il tecnico, ha da sempre predicato gli equilibri come fonte primaria, lo spettacolo viene in seguito; il presidente ha più volte ripetuto lo scorso anno “Il Napoli deve stare in A, visto che non ci siamo almeno cerchiamo di divertirci”; è anche vero che lo scorso anno si era in C, ma comunque ad oggi non siamo in massima serie, e poi il patron ha più volte parlato di tridente. Cerchiamo di rispondere a qualche domanda: Il Napoli ha subito 18 gol, è la miglior difesa unitamente a Juventus e Mantova, questo dato fa felice Reja? Quanto conta per le sorti di un torneo? Le risposte sono scontate. Reja è felicissimo di questo dato, perché lui è il classico tecnico catenacciaro del tipo “prima non prenderle”, anzi riesce anche a sentire l’amarezza di qualche gol di troppo e questa cosa conta tantissimo. Ma se poi rapportiamo i 18 gol subiti con i 32 fatti e tenendo conto del potenziale offensivo della squadra? Qui allora c’è da mettere le mani nei capelli. Purtroppo le pesanti critiche, cadono spesso sui singoli atleti e non su chi li mette in condizione di essere criticati; Bucchi è un uomo d’area, ha bisogno del pallone fronte alla porta, dei cross dal fondo, di gente che sa come dirgli “tieni, buttala dentro”; e invece per Reja non è così. Per il tecnico Goriziano, Bucchi è quella punta forte fisicamente, capace di spizzare spalle alle porta i palloni che arrivano da quaranta metri; tipiche caratteristiche di Sosa al massimo…

Precedentemente si è parlato della metamorfosi continua del tecnico, cerchiamo di capire il perché analizzando le ultime gare, quella della doppia metamorfosi: Napoli – Arezzo si chiude sul 2 a 2, qui si vedono i primi segni di cambiamento, Reja assomiglia ad un bambino che non riesce ad aprire con calma uno scatola e quindi, comincia ad usare la forza; sull’ 1 a 1 butta dentro tutti gli attaccanti a sua disposizione fino a trovare il gol del vantaggio, poi come capita ad ogni pargolo, è costretto a scontare una punizione dalla madre per non aver chiuso e riposto la sua scatola dei giochi, la punizione assomiglia tanto a quella dell’Arezzo che spegne l’emozione con il gol a tempo scaduto.

A quel punto, il “piccolo Reja”, comincia a pensare che non potrà essere punito per sempre e quindi a Trieste e in casa con lo Spezia ripresenta la forza, portando a casa sei punti, sei gol fatti e solo due “ammende”; in quel momento sembra tutto bello, ma improvvisamente, quei due gol subiti cominciano a mettere paura, il pensiero di essere rimproverato di nuovo diventa talmente forte che con il Rimini, rinuncia a giocare e con il Vicenza peggio ancora. Ma era così necessario mercoledì, tenere così basso Rullo? Era così necessario difendersi a più non posso per un misero pareggio casalingo? Le “scuse” si sprecano: il Vicenza è in serie positiva da sette turni consecutivi e il Napoli non ha la difesa titolare; bisogna capire chi non accetta le scuse, visto che l’unico problema mai esistito è proprio quella della difesa dove Giubilato diventa monumentale, quando è chiamato in causa, Savini ha riassaporato la possibilità di giocare nel suo ruolo naturale e Grava, si disimpegna con disinvoltura e caparbietà.

Purtroppo il gioco del calcio, è uno spettacolo, è divertimento e il divertimento arriva da un’azione veloce, da un 1-2 che apre un contropiede, da una forte mobilità di squadra…cose che a Napoli non si vedono nemmeno lontanamente e se capita, sembra quasi che fosse stato un errore; la paura evita l’incoscienza, ma l’eccessiva pura porta a fobie incontrastate, del tutto inutili e difficili da superare, e pensare che questa fobia sembrava quasi essere arrivata al capolinea.

Il tecnico vuole farci abituare anche a questo, speriamo di tener conto che corre il mese di Marzo e da qui fino alla fine di Aprile si decide un po’ tutto, sperando di essere promossi in A senza dover effettuare corsi di recupero chiamati “play-off”.

A Napoli la paura fa 90, ma nel mondo del calcio non ne fa 90 in classifica, aspettando nuove metamorfosi…

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