NAPOLI, L’ALTOLA’ DEL BILANCIO

NAPOLI, L’ALTOLA’ DEL BILANCIO src=
Uno sguardo al presente, un altro al futuro, senza dimenticare il passato. Il nuovo Napoli cresce e si plasma. Un anno e mezzo di vita, l’inizio in tutta corsa, faticoso, l’obiettivo mancato con l’obbligo di raggiungerlo 12 mesi più tardi. Vincere e sognare, addirittura il ripescaggio in serie A. "Noi siamo pronti", annuncia il patron, Aurelio De Laurentiis, pur non illudendosi. La gente si frega le mani, qualcuno prova a restare coi piedi per terra, tra questi Marino. Pensiamo prima a vincere questo campionato di C1, poi si guarderà avanti, meglio se a piccoli passi.

Sì, a piccoli passi. Come suggerisce anche il bilancio della Napoli Soccer SpA al 30 giugno 2005. Bilancio che evidenzia una perdita di 7,06 milioni di euro e che ha imposto una nuova ricapitalizzazione che l’assemblea del 22 dicembre scorso ha deliberato nella cifra di 5 milioni (da effettuare in tranche non specificate entro il 31 dicembre 2007), evidentemente inferiore alla perdita. Versati sinora, tra l’altro, solo 500mila euro. Il pacchetto azionario del club a dicembre era così suddiviso: 99.6% azioni Filmauro, 0.3% Aurelio De Laurentiis (9 azioni da mille euro), 0.1% Jacqueline Baudit moglie del presidente (3 azioni). Dall’ultima visura non risultano variazioni nell’assetto societario, anche se le stesse non possono escludersi. Inoltre, ad evitare di volare troppo con la fantasia, ci sono i 32 milioni di euro di debiti che il Napoli ha verso l’Istituto bancario (la Unicredit) che ha aiutato De Laurentiis e la Filmauro nell’operazione di acquisto del ramo sportivo della fallita SSC Napoli. Fu, infatti, la Unicredit a concedere un fido di 32 milioni alla neonata società che entro giugno prossimo dovrebbe restituirlo. Il condizionale è d’obbligo, poiché –quando per lo mezzo ci sono società e personaggi di una certa caratura, con rapporti consolidati nel tempo- sovente queste scadenze diventano flessibili, aperte. Pur tuttavia, la Napoli Soccer si porta dietro un fardello –comprensivo di interessi che maturano quotidianamente- di cui prima o poi dovrà liberarsi e che però non mette in discussione l’iscrizione al prossimo campionato (la Covisoc, infatti, tiene conto solo dei debiti con l’erario, la Lega e i dipendenti, nel rispetto del rapporto 1/3 tra debiti e capitale sociale). Rimangono poi i quattro milioni di euro che dovranno essere versati alla Fallimentare in caso di promozione in serie B.

E’ naturale che lo sbilancio economico finanziario –come sostengono nella relazione sulla gestione gli amministratori (il Consiglio di amministrazione è composto da Aurelio De Laurentiis, presidente, da Jacqueline Baudit e Valentina De Laurentiis)- dovrà essere ricomposto "in un’ottica di medio periodo, non prima dei prossimi due esercizi", tenendo presente le condizioni in cui è cominciata l’avventura della Napoli Soccer. Risulta, al tempo stesso, ovvio che tale situazione economico-finanziaria non potrà consentire al Napoli di allargare eccessivamente i cordoni della borsa in vista di futuri investimenti, soprattutto se dovesse arrivare (ma noi non ci crediamo troppo) la serie A. Non è un caso che già a gennaio, il direttore generale-procuratore speciale (insieme ad Andrea Chiavelli) Pier Paolo Marino abbia realizzato una campagna acquisti parsimoniosa (spesi solo 400mila euro per Cupi, Lacrimini, Trotta e Giglio) e non soltanto perché il Napoli era primo in classifica. Tra l’altro, Marino aveva anche provato a cedere Calaiò (il più grande investimento finora fatto: 2,6 milioni di euro), operazione che avrebbe alleggerito il costo del personale tesserato (5.8 milioni spesi nella scorsa stagione, più della metà dei ricavi complessivi). E non è un caso nemmeno che per l’anno prossimo il dg stia puntando innanzitutto su atleti col contratto in scadenza (P. Cannavaro, Agostini).

Dunque, il bilancio impone di perseguire la politica dei piccoli passi. La città, ancora scottata dal fallimento del 2004, è disposta ad attendere qualche anno in più prima di assistere al "calcio mondiale" promesso da De Laurentiis, purché non senta più parlare di debiti. Che oggi ci sono e costituiscono una zavorra di cui bisogna tener conto. De Laurentiis punta sulla concessione d’uso dello stadio San Paolo, il merchandising, gli introiti di sponsor (raddoppiata la quota della scorsa stagione) e TV (digitale e satellitare) per pianificare i prossimi investimenti. A tutto ciò, alla luce dell’ultimo rendiconto finanziario ed economico, occorrerà aggiungere altra liquidità dalla proprietà. Toccherà –dunque, stando alle ultime visure- alla Filmauro (capitale sociale 936mila euro), principale azionista della Napoli Soccer, a sua volta posseduta al 90% da Romafides SpA (600mila euro il capitale sociale), fiduciaria di Capitalia, che amministra beni e titoli per conto terzi, garantendone l’anonimato. Non è dato sapere chi si celi dietro questa fiduciaria (che non fa più parte del mondo GEA), schermo di soci occulti del nuovo club partenopeo, che nasconde, insomma, chi dovrà finanziarlo. Non vogliamo saperlo, ma l’importante è che i giochi di prestigio del passato non ritornino. E si operi, magari, a carte scoperte.

Translate »
error: Content is protected !!