TUTTI I NAPOLI DI REJA

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Nel corso di queste prime 9 partite dell’era Reja l’elemento che più contraddistingue la gestione tecnica del mister friulano è la duttilità che ha saputo costruire nei vari atteggiamenti tattici con cui l’undici partenopeo è sceso in campo fin’ora.Duttilità più facile da attuare quando si dispone però di giocatori di grande spessore tecnico per la categoria. Tutti sappiamo come il tecnico partenopeo sia abile soprattutto nel regolare i meccanismi difensivi:lo aveva fatto a Cagliari e lo ha fatto anche a Napoli dove sia con l’iniziale 4-3-3 sia con il prediletto 3-4-3 ha saputo creare un solido reparto arretrato, che viceversa sotto la guida tecnica di Ventura aveva mostrato ampi segni di insicurezza e di fragilità nonostante disponesse di colonne quali Scarlato e Ignoffo.Con l’inserimento dei terzini Bonomi e Grava, abili in marcatura e veloci nei ripiegamenti, ma soprattutto giocatori di grande duttilità, Reja ha potuto permettersi il lusso di variare il suo atteggiamento tattico e giocare con una difesa meno imbottita ma egualmente efficace. Facendo un elogio al 3-4-3 di Reja non si può non pensare allo splendido secondo tempo del Napoli a Benevento dove gli interpreti sono stati all’altezza del compito assegnato loro dal mister con uomini chiave come Consonni e Pià a rendere perfetta l’esecuzione delle manovre d’attacco e i ripiegamenti a centrocampo nel supporto alla manovra difensiva. Il Napoli più bello si è espresso in quella partita in cui anche la difesa ha saputo creare quei tagli in velocità che hanno consentito al reparto arretrato di rimanere quasi mai scoperto. Il Napoli più efficace è stato proprio quello con Consonni in regia affiancato da Montervino e con i due terzini Grava a coprire e Mora chiamato più alla spinta sulla destra. Una sorta di movimento a ventaglio che in quell’occasione sortì buonissimi frutti.Meno brillante il 4-3-3 data la scarsa vena degli esterni, schierati un po’ più arretrati, di partecipare alla manovra d’attacco partendo dalla difesa. Meglio quando con la presenza in campo di Fontana e Consonni quest’ultimo aveva più libertà di svariare sul fronte offensivo agendo da vero e proprio trequartista. Ma si sa che alla fine la duttilità dell’atteggiamento tattico dipende soprattutto dalla ecletticità e della capacità di adattarsi a più ruoli da parte dei singoli. In questo senso Reja ha saputo creare la spina dorsale tipica delle squadre vincenti. A Cagliari fece lo stesso con Abejon, Zola, Suazo ed Esposito giocatori capaci di rendere il meglio di se in ogni soluzione tattica. A Napoli calciatori come Bonomi, Mora, Grava, Consonni Pià, Abate e Capparella sono l’arma più, gli uomini che sapendosi adattare a più ruoli consentono al Napoli di essere meno prevedibile e molto più camaleontico. Dati i punti fermi come Fontana in regia, Scarlato, Ignoffo in difesa, Montervino in interdizione a centrocampo e Calaiò come punta centrale, il Napoli può permettersi addirittura di cambiare in corso d’opera e di adattarsi ai vari momenti di gioco nell’arco della partita.Un Napoli quindi che nelle prossime sei gare avrà dalla sua l’arma in più dell’imprevedibilità e della consapevolezza dei singoli calciatori di poter essere utilizzati nel posto giusto al momento giusto. I casi di Sosa e Mora sono sintomatici del fatto che delle ambizioni del Napoli di Reja fanno parte tutti i 22 elementi della rosa e non solo gli undici che scendono in campo. Reja quindi ha il merito più grande di aver creato una squadra e un collettivo veramente motivato in cui ognuno può avere prima o poi il suo ruolo a seconda delle necessità: la squadra, con il suo atteggiamento tattico che si adatta alle caratteristiche dei singoli e non viceversa, questo l’elemento differenziale rispetto all’evanescente e sempre prevedibile Napoli di inizio anno con poche motivazioni e ostinazioni tattiche discutibili.Adesso, per fortuna, siamo agli antipodi.

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