UGUALI E DIVERSI

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Tre squadre così diverse fra loro, che seguendo sentieri differenti stanno per raggiungere lo stesso obiettivo. Ad onor del vero, una delle tre l’ha già raggiunto e aspetta che le due compagne di avventura la raggiungano in cima al più presto. Le maglie sono di colori diversi, il sangue invece ha per tutte lo stesso colore. Il blu della nobiltà e del blasone, il blu della Nazionale a cui hanno regalato fior di campioni, il blu del cielo che più di una volta hanno toccato con un dito dopo i tanti trionfi della loro storia. Sono loro ad aver dominato la serie B di quest’anno, e sono loro che la meritano tutta.

Tre squadre per tre condottieri, che proprio come le fuoriserie che hanno tra le mani sono così simili, per il loro carattere vincente, ma anche così diversi, per la loro storia, per la personalità e per la strada che hanno intrapreso. La Juve ha alla sua guida, o meglio ha avuto fino a ieri, l’equilibrato Deschamps, allenatore giovane e rampante, che ha ricondotto in A la Vecchia Signora limitandosi a mettere in campo i tanti campioni a disposizione. Ma non è stata una passeggiata, le difficoltà maggiori Didì le ha avute nella gestione di uno spogliatoio ad alto potenziale esplosivo, e la sua forte personalità in questo ha avuto una grossa influenza. Il tecnico francese è stato bravo a diventare personaggio fra i personaggi, attirando per questo su di sè le simpatie dei tifosi,  che lo hanno eletto a simbolo della rinascita bianconera. Purtroppo la dirigenza non la pensava allo stesso modo, proprio per la sua volontà di non sottomettersi alle necessità aziendali, e per questo il buon Didier è stato prima fortemente ostacolato, poi costretto alle dimissioni.
La sintonia con i piani alti della società invece non fa difetto al difensivista Reja, alla guida del Napoli da ormai due stagioni e mezza, e in procinto di chiudere il secondo torneo trionfale dopo il primo mezzo buttato via in extremis. Grande merito per questa sempre più probabile promozione va a lui, che è riuscito a trasmettere ai partenopei una mentalità avara di emozioni e spettacolo, eppure ugualmente vincente. L'esperto friulano ha saputo gestire fra alti e bassi una rosa male assortita, o comunque inadatta al suo modulo e alle sue caratteristiche, mostrando spesso un gioco sparagnino e a tratti irritante. L'allenatore azzurro è apparso spesso troppo timoroso, mai che osasse un assetto più offensivo, neanche contro squadre sicuramente inferiori tecnicamente. Anche un modulo a tre punte diventava difensivo, perchè il motto principale era innanzitutto non prenderle. La sua è una squadra cinica, che punta ad addormentare la gara per poi colpire di rimessa dopo numerosi sbadigli. E questo atteggiamento, sebbene sia motivo di gratitudine da parte dei tifosi napoletani per la cavalcata che la squadra sta facendo, fa storcere un po' il naso ai più esigenti, e sono molti, tant'è vero che nonostante tutto i giocatori sono usciti talvolta fra i fischi dello stadio San Paolo. E il coro dei supporters è quasi unanime: grazie Edi, grazie di tutto, ma per la serie A occorre un mister che ci faccia sognare. Anche lui quindi nonostante il grande risultato rischia di accommiatarsi da una piazza che non l'ha mai gradito troppo, al contrario della dirigenza che invece l'ha sempre sostenuto. 

Il leader del Genoa, lo spregiudicato Gasperini, mette invece d'accordo tutti. Preziosi vuole blindarlo, la curva lo adora e inneggia al suo nome, i giocatori lo seguono come un guru. Il motivo è chiaro come il sole: vince e convince, due cose che in piazze così esigenti devono per forza andare a braccetto, altrimenti si può andare incontro a diversi problemi. E ne sanno qualcosa i suoi illustri colleghi. Ma paradossalmente neanche lui è certo della riconferma, per il motivo inverso: i suoi risultati hanno fatto in modo che le grandi società gli abbiano messo gli occhi addosso, e forse la sua carriera potrebbe ripartire di slancio proprio da Torino, a sostituire il già citato Deschamps. Strano ma vero, le panchine delle tre trionfatrici potrebbero cambiare padrone il prossimo anno, alla faccia di chi dice che si cambia soltanto quando le cose vanno male…

In ogni caso è ancora presto per prevedere cosa accadrà, l'anno prossimo è ancora lontano. Deve passare ancora un'eternità, due eterne settimane per la precisione, prima di poter programmare il futuro (e speriamo che l'attesa finisca lì…). In questo momento così decisivo, la Juventus aspetta le sue sorelle per ripartire verso tutt'altri obiettivi, ma finchè non lo dirà l'aritmetica non potrà accoglierle sul suo trionfante carro dei vincitori. Similitudini e differenze se ne possono trovare a milioni, ma resta un mero passatempo estetico, un giochino divertente per dare alle tre fuggiasche qualche linea di appartenenza ad uno stesso ambizioso progetto. Già, perchè a giochi fatti delle tante corrispondenze tra la Juve e le due inseguitrici più immediate sarà solo una ad essere importante: la categoria di appartenenza, e se per la Juve è già la serie A…

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