UNA SCONFITTA ANNUNCIATA

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Nel giorno in cui la Fifa ha promosso l'Italia al primo posto della sua classifica, l'Uefa ha comunicato che gli Europei del 2012 non saranno organizzati dall'Italia. L'Esecutivo ha infatti assegnato la competizione internazionale a Polonia e Ucraina. Paesi che non stanno certo meglio in quanto a strutture e tradizioni, ma che sognavano un segnale dai padroni del vapore per dimostrare di poter diventare grandi.

La delegazione italiana presente a Cardiff ci è rimasta male. Per i nostri rappresentanti, il viaggio in Galles era una pura formalità. Dimenticavano, tuttavia, alcune cose successe negli ultimi anni, e che certamente non avranno lasciato indifferente l'organismo guidato da Michel Platini, che sarà pure un rosicone francese, ma che certamente non ha bocciato il Bel Paese per un sentimento di rivalsa sportiva.

I personaggi che hanno lavorato affinché Euro 2012 venisse organizzato dall'Italia sono gli stessi che, quasi vent'anni fa, persero una grande occasione con Italia '90. Restando ai giorni nostri, sono anche i medesimi coinvolti in uno scandalo di proporzioni clamorose, nel ruolo probabilmente più indegno: quello di tutori. Il rappresentante dell'Italia alla corsa europea era Franco Carraro. Per "calciopoli", la Procura federale ne aveva chiesto la radiazione, alla fine il Poltronissimo è riuscito a divincolarsi con una semplice ammenda, assolto da una corte da lui nominata. Quelli dell'Uefa ci avranno riso sopra: così funziona la giustizia di un paese Campione del Mondo?

I criteri comprendevano anche la qualità degli stadi, e dopo i fatti di Catania la commissione avrà valutato che se fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, perché il problema è legato alle qualità di impianti che non ci invidia nessuno. Forse neanche Polonia e Ucraina. Il commissario Pancalli a caldo l'aveva detto: "Forse non ce li meritiamo"

La presidenza Platini comincia con un atto di democrazia: assegnare la manifestazione a due paesi recentemente accolti nell'Unione Europea. E' un duro colpo per la classe politico-dirigenziale sportiva, che vede sfumare una cinquantina di nomine e poltrone. I soliti noti saranno nervosetti, visto che l'età vicina alla pensione non consentirà loro una nuova occasione. E chissà che qualcuno non si decida finalmente a farsi da parte, lasciando il governo del calcio agli sportivi e non ai politici, affinché si possa ricostruire un sistema distrutto dai soliti noti negli ultimi trent'anni. Soltanto così l'Italia potrà tornare ad essere competitiva anche fuori dal campo e dimenticarsi anni di scandali, commissariamenti, illeciti ed imbrogli. Mettendosi alle spalle, per farla breve, un trentennio "all'italiana".

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