VENTURA: "NAPOLI, CI VEDIAMO A GIUGNO"

Se ne è andato al termine di una fredda e piovosa serata di gennaio, tornato a Genova da dove era venuto in punta di piedi un caldo giorno di settembre. Per Giampiero Ventura la carriera di allenatore del Napoli è durata appena quattro mesi. Vero, ha lavorato fra mille difficoltà, ma non ha ottenuto risultati soddisfacenti. Gli è stato preferito Reja, come l’anno scorso a Cagliari. E il rendimento del tecnico goriziano non lo sta facendo rimpiangere affatto. Ma lui ricorda ugualmente tranquillo un’esperienza che l’ha arricchito, ed è fiducioso sul finale di stagione. Molti i temi che accetta di affrontare, alcuni dei quali rappresentano le principali critiche mossegli da stampa e opinione pubblica. Partiamo da un riscontro di carattere oggettivo: se ne va Ventura, arriva Reja ed il Napoli decolla. Come la mettiamo? È Ventura che è scarso o qualcos’altro è cambiato?"Effettivamente, già partendo con mettere a confronto la rosa del Napoli attuale con quella che avevo inizialmente a disposizione, la differenza è sotto gli occhi di tutti. Il Napoli che Reja si ritrova a disposizione è diverso, sotto molti punti di vista: uomini, condizione fisica finalmente ottimale, qualità, organizzazione societaria che si sta consolidando. Insomma, è cambiato proprio il motore. Ciò non mi impedisce di sottolineare come, con me alla guida tecnica, sia comunque stato compiuto un lavoro eccellente, e non lo faccio per vantarmi o difendermi dalla critica". Prego…"Beh, innanzitutto è bene sottolineare ancora una volta che, mentre le altre squadre iniziavano il torneo, dopo un ritiro precampionato in cui c’è stato modo di oliare a fondo i meccanismi di gioco e di coesione del gruppo, il Napoli era ancora sottozero. Ricordiamoci dei primi giorni di ritiro a Paestum: ci si allenava in sei o sette, i calciatori arrivavano alla spicciolata, mancava un riferimento per i rapporti con la stampa. Lavorare in queste condizioni era assolutamente difficile, se non proibitivo. Se vuole le racconto un aneddoto…".Sentiamo…"Riguarda Terzi. Fu tesserato dalla società praticamente alla vigilia della gara d’esordio contro il Cittadella. Arrivò in ritiro con i bagagli la sera prima della partita e si ritrovò a scendere in campo senza neppure conoscere i compagni di squadra. Cose del genere, nel corso di tutta la mia esperienza da allenatore, non le ho mai viste". Mi pare di capire che, a suo modo di vedere, l’handicap iniziale abbia finito (ed i tifosi napoletani sperano che non finisca) per pesare in modo determinante nell’economia del campionato."È un dato di fatto, al quale non è possibile sottrarsi in alcun modo. Credo che mai, nella storia del calcio, una società sia nata ed abbia operato in condizioni del genere. Dirò di più: è bene sottolineare che, al momento del mio esonero (dopo la gara contro la Fermana, ndr), la squadra era in piena zona play-off, nonostante tutti i problemi iniziali e nonostante sia stata rifondata due, forse tre volte. Un risultato del genere, comunque lo si voglia vedere, rappresenta per me un risultato più che positivo, nella convinzione che con il tempo si avrebbe potuto raccogliere frutti ancora maggiori".Torniamo alle fasi iniziali, quando la società era ancora in fase di piena strutturazione. Uno degli aspetti che maggiormente le rimproverano è quello di essere stato, proprio per l’amicizia che la lega a Pierpaolo Marino, una sorta di yes-man per ciò che concerne le scelte di mercato. Come si sente di rispondere ad una critica del genere?"A Pierpaolo Marino vanno fatti soltanto i complimenti per aver compiuto, specie in quella fase, un autentico miracolo. È vero, il mercato era aperto per dieci giorni solamente per noi, ma ciò era vero solamente sulla carta. La possibilità concreta, infatti, riguardava esclusivamente l’acquisto di elementi svincolati, dal momento che chi aveva i giocatori buoni preferiva tenerseli, almeno in quel momento. Ripeto, riuscire in pochi giorni a plasmare dal nulla una rosa di oltre venti giocatori ha rappresentato un vero e proprio miracolo. Per quanto mi riguarda, di più proprio non mi sembrava di poter chiedere". Oggi si gioca Napoli-Foggia. All’andata, in coincidenza con la batosta rappresentata dall’1-4 rimediato in terra pugliese, De Laurentiis fece sapere, durante la presentazione di Edy Reja, che provò a convincere Marino di esonerarla. Evidentemente il suo lavoro non era stato apprezzato…"Per quanto mi riguarda non devo rispondere assolutamente a niente. Foggia è stata senza ombra di dubbio la partita più brutta della mia gestione e, per quanto mi riguarda, ringrazierò sempre De Laurentiis di avermi dato la possibilità di allenare il Napoli credendo in me per una sfida così importante".Scusi se insisto, ma poco dopo l’arrivo di Reja De Laurentiis dichiarò, in maniera quasi ironica, che il Napoli finalmente aveva un allenatore…"Non ha importanza ciò che si è detto. Ripeto, a De Laurentiis rimarrò sempre grato per avermi dato la possibilità di vivere un’esperienza così importante. Allenare a Napoli non è cosa da tutti i giorni e per qualsiasi allenatore rappresenta un qualcosa che arricchisce sotto molti punti di vista".Veniamo al lato tecnico. Se andiamo ad analizzare i numeri ponendo a confronto il Napoli suo e quello di Reja notiamo essenzialmente una differenza. Se il reparto avanzato anemico era ed anemico è rimasto, la difesa è nettamente migliorata. Dipende soltanto dall’arrivo di Grava?"L’arrivo di Grava era stato fortemente caldeggiato da me, che lo ritenevo di vitale importanza per l’assetto difensivo perché mi consentiva di passare dalla difesa a tre a quella a quattro, conferendo maggior equilibrio . Ma la grande differenza fra il Napoli di Ventura è quello di Reja, a mio modo di vedere, è un’altro". Ce la dica…"Riguarda l’attacco, che è completamente diverso rispetto a prima. Si è passati, con tutto il rispetto, da Pozzi-Varricchio-Berrettoni-Sosa a Capparella-Pià-Calaiò-Sosa. Una bella differenza, che consente anche di dare vita ad un tipo di gioco diverso e più efficace". Proprio per quanto concerne l’attacco, un vero e proprio enigma è quello riguardante Abate, che né con lei né con Reja riesce a trovare spazio con continuità. Un vero e proprio mistero quello di un talento puro che, anche a medio termine, promette grandi cose."Abate con me giocava praticamente sempre…".E allora perché gli ha preferito inizialmente Toledo?"Vede, non è possibile porre un ragazzino appena maggiorenne immediatamente a contatto con una realtà come quella napoletana. Giocare al San Paolo, dinanzi a 50.000 persone, dopo aver militato sempre in campionati giovanili, non è cosa facile per nessuno, né tantomeno per un elemento pur validissimo come Abate. Tant’è vero che, una volta calatosi nella realtà, non ha assolutamente faticato a trovare spazio".Siamo allo sprint finale, consigli a Reja? "Uno solo: cavalcare l’onda del San Paolo. In un contesto del genere, la spinta ed il calore del pubblico possono davvero rappresentare un qualcosa in più che può rivelarsi determinante nell’economia del torneo. Poste tutte queste premesse, credo che la B non possa sfuggire al Napoli". Quando la rivedremo a Napoli?"A fine stagione, per festeggiare tutti insieme la promozione in B". Sicuro?"Sicuro".

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