LA MAGICA NOTTE DI STOCCARDA
Il 2 -1 scaltramente ( ricordate lo stop di mano di Diego ? ) conquistato in rimonta nella gara d’ andata al S. Paolo, dava sì fiducia ma non poteva far rimanere tranquilli in vista del match di ritorno al NeckarStadion di Stoccarda, triste teatro dell’ ultimo atto della Nazionale dei messicani il 23 giugno 1974 contro la Polonia, che si impose per due reti ad una, eliminando Zoff e c. già nel primo turno di quella Coppa del Mondo. Nella squadra tedesca rientrava, dopo la squalifica che gli impedì di giocare la gara di Napoli, il già sicuro prossimo interista Jurgen Klinsmann ( soprannominato Kataklinsmann o Pantegana bionda a seconda del suo stato di grazia ), attuale c.t. della Nationalscamft, vera stella fra gli undici biancorossi allenati da Harie Haan, finissimo centrocampista della grande Olanda. Con i soci del club " Roma Azzurra " facemmo l’ impossibile per poter acquistare qualche tagliando per assistere dal vivo a quella storica finale; niente da fare. I non molti biglietti arrivati a Napoli si erano esauriti nel breve spazio di un terzo di mattino. Ma, come nei classici della napoletanità, ecco come d’ incanto giungere una telefonata tre giorni prima del 17 maggio, al nostro Presidente, nel corso della quale, il classico amico emigrato all’ estero, gli comunicava che a Stoccarda una gran parte di tagliandi erano rimasti invenduti, e, dopo numerose preghiere ed assicurazioni che poteva dormire sonni tranquilli, lo convincemmo ad acquistare la bellezza di venti biglietti. Immediatamente prendemmo a noleggio due pulmini da nove posti ognuno, che si incamminarono dalla capitale nella notte fra il martedì ed il mercoledì, preceduti nel viaggio della speranza dal sottoscritto ed altri tre soci, che presero il 16 maggio alle ore 9.00 in punto, la strada della Germania in sella ad una vecchia mercedes. Giunti a Stoccarda nel cuore del mattino di mercoledì 17 maggio, nei pressi dello stadio assistemmo ad uno spettacolo indimenticabile: c’ erano già migliaia di napoletani, tutti con addosso qualcosa di azzurro, provenienti da ogni donde d’ Europa, Svizzera, Olanda, Inghilterra, America, Belgio ( oltre naturalmente alla Germania ), e chi più nè ha più né metta. Ed in tutti più che una speranza, viveva una certezza : Il Napoli di Diego non poteva fallire, la storia era lì ad un passo, non si poteva non cogliere quel frutto meraviglioso che consisteva nella conquista della Coppa, il primo ed ancora ultimo trofeo vinto dal Napoli nella sua quasi ottantennale storia. Non sapremmo quantificare quanti spettatori di fede e speranza azzurra fossero presenti sugli spalti, ma di certo eravamo in un numero tale, che i tifosi tedeschi sembravano quelli in….trasferta. Questi gli undici che furono scelti da Ottavio Bianchi: Giuliani, Ferrara, Francini. Corradini, Alemao, Renica. Fusi, De Napoli, Careca, Maradona, Carnevale. Dopo un quarto d’ ora l’ acciaccato Alemao, in forse sino all’ ultimo, raccoglie a centrocampo un pallone calciato da Diego, impietosamente falciato dal futuro sampdoriano Katanec ( che a Genova vinse pure lo scudetto ), e notando un buco nella retroguardia avversaria ci si butta a pesce, triangolando magistralmente con Careca. Vanamente inseguito da tre difensori, si presenta solo in area, conclude un po’ debolmente di esterno destro, il portiere respinge ma non trattiene la sfera che però sembra destinata sul fondo. Ma ecco che accade l’ incredibile: forse per un ciuffo d’ erba, la palla cambia improvvisamente direzione, terminando la sua corsa lemme lemme in fondo al sacco. Le migliaia di bandiere, vessilli, sciarpe di colore azzurro, sventolarono incessatamente sino al pareggio di testa di Klinsmann, avvenuto in seguito ad un calcio d’ angolo alla mezz’ ora esatta. La svolta dell’ incontro ( nel frattempo Alemao era stato sostituito da Carannante ), giunse al minuto 40°. Corner per il Napoli battuto da Maratona, respinge di testa Hartmann, la palla sta per arrivare nuovamente a Diego a mezz’ altezza. Tutti si aspettano un nuovo cross, ed invece cosa ti combina il diabolico Pibe ? rovescia in area al volo di testa una palla che Ciro Ferrara, scaraventa sempre al volo incrociando il tiro, alle spalle del portiere Immel. Ormai era fatta, lo Stoccarda non ebbe più la forza di reagire a questo tremendo uppercut., la festa cominciò ( alla faccia della scaramanzia) e non terminò più per tutta la notte, nell’ opulenta ma triste città della Mercedes e della Porsche. Nella ripresa il sigillo definitivo lo piazzò Antonio Careca ( a letto con la febbre alta sino al mattino ), che seguendo un fantastico contropiede condotto da Maratona, con un pallonetto dolce come il primo vento di primavera, affondò per la terza volta la retroguardia teutonica. Poi, un’ autorete ed un passaggio incredibilmente sbagliato da metà campo di Nando De Napoli, che favorì allo scadere il pareggio dello Stoccarda, consegnò agli archivi il non veritiero 3 -3 finale. Ma tutto questo poco importava, il faticoso viaggio di ritorno verso Roma, ci sembrò una gita domenicale fuori porta, senza orari. Negli annali resterà scritto, che quel 17 maggio 1989, la Coppa Uefa era stata vinta dal nostro amato Napoli !